(1)Vacuum (Vite)
Un tondino di ferro “disegna” una grande foglia che inquadra una zona di “vuoto”, il tondino è dipinto di nero per renderlo simile ai tubi di gomma che contengono fili elettrici. La foglia è appesa in un punto in alto e alla base è distanziata dal muro in modo da accentuare il volume d’aria e per conferire, flessibilità ed elasticità. Fili bianchi tratteggiati da linee nere, come impronte del profilo nero della foglia, percorrono il perimetro intersecandovi una geometria irregolare, alcuni pendono dall’alto rendendo percettibile una fluttuazione dell’aria.

Isolare dal contesto una zona anche solo con una linea, creando un vuoto mimetico con alcuni soggetti (in questo caso la foglia di vite) che vi si adattano e compenetrano. Delineare un vuoto che si anima, si muove, con un senso di dilatazione, in cui l’aria diventa percettibile. L’opera, pur inglobando parte dell’ambiente, ne è la sua momentanea sospensione. Vacanza deriva da va-cuum che significa vuoto, vuoto come vacanza, otium, come sospensione di un momento, come stacco, in cui possano affiorare dal profondo elementi vitali. Piuttosto che un coinvolgimento, un’integrazione con l’ambiente, qui abbiamo uno “stacco”, una sospensione di una parte di esso che, in quel punto, diventa un’altra cosa.

(2)Vacuum (Arcanto)
Il profilo di una grande foglia d’acanto, realizzato con un sottile tondino di ferro, è “dipanato” in una sorta di groviglio che si muove nella “penombra” di una serie di zic-zac ricavati dal gesto che percorre gli spazi all’interno dei frammenti della grande foglia; solo una parte rimane riconoscibile, a indicare l’origine.

Arcanto è come un’immagine che appare e poi va a scomparire, mi fa pensare a un canto il cui suono mi raggiunge nel punto in cui la foglia è riconoscibile e poi torna ad allontanarsi sfinendo nel vuoto della parete. L’acanto testimonia una civiltà dell’Arte, da qui il titolo, Arcanto.

(3)Vacuum (Arcanto)
Come in Vacuum (Vite), un tondino di ferro “disegna” una grande foglia che inquadra una zona di “vuoto”, qui il tondino è dipinto di nero e verde affinchè muti impercettibilmente l’impressione luminosa, a volte può sembrare colorata, a volte interamente nera. La foglia, inserita nel muro alla base, alla sommità si flette aggettando, la distanza dal muro rende percepibile un volume d’aria e la flessione in avanti conferisce un senso di equilibrio instabile esaltando l’elasticità del bordo sinuoso. Il profilo frastagliato dell’acanto è sintetizzato in modo da conferire l’effetto di una linea energetica che trasfigura la forma della foglia. Uno zic-zac, che richiama il gesto che percorre lo spazio interno della foglia, è abbassato, come una saracinesca che apre verso qualcosa, qualcosa che rimane accennato, accennato da frammenti di fili sospesi a sottili chiodi conficcati nella parete: uno strappo o uno strano paesaggio?