Fisicamente non sono che bastoni in bronzo, duri e diritti, da cui “sgorgano” grovigli, nodi, vortici, e quant’altro, pure di bronzo, ottenuti con i tubi di plastica usati dai fonditori per condurre la colata di bronzo alla forma di cera. Sono linee che scaturiscono come un flusso di energia da una conduttura metallica. Sono le tracce di un gesto in un vuoto immenso, segni verso l’infinito. Essi rimandano alle prime forme della comunicazione. Forme d’espressione di una serie inesauribile di sensazioni, di allusioni, di concetti, segni notturni, segni primaverili, di amore e di odio… Il bastone è la volontà, incrollabile, i “fiori”, i “vortici”, i “nodi”, sono la manifestazione delle possibilità creative. Il bastone, come la matita sul foglio, traccia segni da cui emergono immagini in una prospettiva inesauribile. Il bastone è anche il palo della vite attorno a cui si muovono sinuosi viticci, fiori, foglie, steli Il bastone è una sorta di tirso.
“Cosa è un tirso? Nel significato morale e poetico è un emblema sacerdotale in mano a sacerdoti e sacerdotesse che celebrano la divinità della quale sono interpreti e servitori” (Baudelaire)